martedì 20 settembre 2016

Al mercato dei veleni

Cosa mangiamo realmente? Cosa si nasconde dietro il cibo che ci viene continuamente consigliato? Possiamo veramente credere che dietro ogni operazione che riguardi il mercato alimentare ci sia solo ed esclusivamente un interesse rivolto alla nostra salute e al benessere del pianeta nel quale viviamo? Tutte queste domande assillano quotidianamente quella ormai vasta platea di persone che avverte il bisogno di chiarezza, e non soltanto rispetto all’alimentazione. Ci si chiede se le politiche alimentari e la globalizzazione del tipo di alimentazione non siano in realtà pure e semplici strategie di mercato. Possiamo davvero, in tutta coscienza, affermare di non aver mai avuto questo ragionevole dubbio? Proviamo ad osservare con assoluta tranquillità, e lontani da ogni preconcetto, cosa avviene intorno a noi, cosa accade prima che un prodotto faccia bella mostra nei vari supermercati. La produzione alimentare è ormai a livello industriale, e non potrebbe essere altrimenti viste le sempre più pressanti richieste di cibo e la spietata concorrenza che anima i mercati. Il risultato finale è rappresentato, nella maggior parte dei casi, da prodotti destinati ad una lunga conservazione, che debbono resistere il più a lungo possibile negli scaffali e dentro i nostri frigoriferi; perché ciò accada è necessario usare determinate sostanze, sostanze chimiche, artificiali, sintetiche, totalmente estranee al nostro organismo e dagli imprevedibili effetti. In seguito, affinché il prodotto riesca a catalizzare i nostri sensi, è importante che abbia un colore e un odore accattivante; in tal modo ecco che si aggiungono altre sostanze estranee. Il prodotto finito sarà bello da vedere, soddisfacente per l’olfatto, squisito per il gusto, ma totalmente privo di quel fabbisogno di elementi essenziali richiesti dal nostro organismo. Ovviamente bisogna poi trovare delle strategie di marketing che incrementino le vendite, perché allora non usare quello stesso crescente bisogno di ritornare ai prodotti naturali. Questo processo psicologico spiega i tanti slogan inneggianti alla natura posti su prodotti che inevitabilmente, per forza di cose, non possono che essere di provenienza industriale. Forse qualcuno è disposto a credere che quel tale produttore vada da solo in campagna a raccogliere la frutta migliore per farci dei gustosi prodotti da proporre? Nessuno ovviamente si pone la domanda, è una tecnica psicologica largamente sperimentata, che fa leva sul nostro subconscio, il quale associa il nome del produttore ai suoi messaggi promozionali, più importante è il produttore più saranno veritiere le sue esternazioni. In pratica è lo stesso fenomeno che si verifica quando ascoltiamo e assimiliamo le notizie; se la notizia proviene da un canale ufficiale è sicuramente vera, se arriva da canali secondari o poco conosciuti sarà falsa o poco credibile. Tutto questo serve a formare e alimentare nel tempo una vasta cortina di fumo, attraverso la quale non riusciamo a vedere e, spesso, ci rifiutiamo di guardare... (Tratto da "Vegan Revolution" Chi ha paura dei Vegani? - Primiceri Editore)

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