lunedì 3 ottobre 2016

Il cibo come strumento di controllo

Ormai da tempo è in atto una vera e propria campagna mediatica volta a sublimare il cibo in tutte le sue forme, quasi fosse l’unico scopo della nostra vita. Molti probabilmente non hanno prestato grande attenzione a questo fenomeno, anche in ragione del fatto che quasi tutta la massa di informazioni che ci viene lanciata contro è veicolata da un’ottima tecnica di camouflage; al primo posto i format televisivi che esaltano la cucina, mettendo l’uno contro l’altro cuochi e aspiranti chef che si danno battaglia sfornando fantasiosi piatti a base di succulente carni e maestose creazioni dolciarie. Seguono a ruota tutti i vari programmi dedicati alla cucina, alle ricette, ai suggerimenti dati alle casalinghe che hanno voglia di sbizzarrirsi tra i fornelli; a chiudere i vari ricettari ormai in allegato a tanti giornali, i calendari a tema culinario, le varie offerte e la sponsorizzazione selvaggia di cibi precotti, veloci, pronti all’uso, quasi tutti ovviamente a base di carne. Viene da chiedersi per quale motivo ci si industri così tanto per propagandare il cibo; le risposte potrebbero essere molteplici ma una soltanto soddisfa pienamente la natura del quesito: il cibo è uno strumento di controllo e dietro ogni slogan pubblicitario, ogni campagna promozionale e ogni lancio di un nuovo prodotto c’è sempre qualcuno che ha un enorme interesse a decidere cosa, quanto e come dobbiamo mangiare. Pensateci bene, soffermatevi un attimo sullo scenario appena descritto: immettendo e gestendo le risorse alimentari è possibile controllare chi di quelle risorse ha bisogno, veicolando i gusti e il tipo di alimento è possibile controllare le masse. Le basi principali per controllare un sistema sociale sono sempre state il cibo e il denaro; gestendo sapientemente entrambe le cose è possibile indirizzare le masse. Non si tratta di una novità, tantomeno di una trovata pubblicitaria o di uno slogan per attirare lettori, è una strategia già usata da tempo e nota in tutto il mondo; Henry Kissinger, il famoso politico americano consigliere per la sicurezza nazionale dal 1969 al 1977 e, ironia della sorte, premio Nobel per la Pace nel 1973, ripeteva molto spesso “Controlla il cibo e controllerai le persone”, ed è quello che sta accadendo. Qualcuno a questo punto potrebbe chiedersi: ma come è possibile controllare il cibo? In realtà è molto più facile di quanto si possa immaginare, tutto si può controllare, sfruttare, basta spostare l’attenzione sul prodotto giusto, quello che si vuole vendere, e demonizzare quello che non promette al momento un profitto tanto alto da giustificare una campagna promozionale. Tutto questo, ovviamente, a discapito della nostra salute, anzi, è proprio la salute il nostro punto debole, quello maggiormente attenzionato da chi gestisce il business dell’alimentazione; basta far leva sul fatto che quel determinato prodotto ci aiuterà a vivere meglio perché le nostre dispense si riempiano magicamente. Nascono da qui molte delle leggende metropolitane riguardanti i Vegan e il loro stile di vita, in un sistema nel quale proliferano industrie che muovono enormi capitali trattando costolette, hamburger e derivati, un mercato che non può certo tollerare che un gruppo di idealisti, attenti alla loro salute, all’ambiente e alla natura, possano influenzare altre persone. Si tratta di puro e semplice calcolo matematico, di finanza, di potenziali clienti che potrebbero andare perduti e profitti che potrebbero abbassarsi, uno scenario che fa paura a non pochi soggetti, al sistema in generale, e tutte quelle realtà più o meno sommerse che ne fanno parte, i colossi dell’alimentazione, una lunga fila di nomi, acronimi, sigle più o meno conosciute; sono realtà non sempre strettamente legate alla produzione alimentare, alcune si occupano di cibo insieme ad altre attività, altre ancora mettono la loro sigla su formaggi, sottilette, latte, e nello stesso tempo si muovono nel mercato degli armamenti e del petrolio. Nessuno vuole certo condannare la nobile arte del commercio, purché questa sia veramente nobile e magari con un occhio più attento al consumatore finale, cosa che nella corsa al controllo del cibo accade molto raramente, soprattutto quando si tratta di mettere in atto una delle tecniche più diffuse, il controllo dei semi. Ma questa è un'altra storia che ci attende lungo il sentiero... fonte: Vegan REvolution Credit foto: globaltruth.net Macrolibrarsi

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